Parco nazionale della Una – Bosnia Herzegovina

Ciao a tutti.
Dopo un paio di articoli semplici, passo ad un articolo complesso e ricco. Ricco perché questo posto, per nulla conosciuto, merita di esser visitato e non è giusto che rimanga relegato a perla tanto rara quanto sconosciuta, sebbene per me questo sia stato un valore aggiunto.
Parto dal come son finito in questo luogo: col programma di andare ai Laghi di Plitvice, in Croazia, e sapendo che 4 giorni lì sarebbero stati troppi, mi son messo a cercare qualcosa di vicino e altrettanto allettante per un amante dell’acqua come me. San google mi propone la foto di un luogo, foto che vedrete più sotto, e mi son detto “DEVO ANDARE QUA!”. Al che è iniziata la ricerca e, ve lo dico, è stata dura. E’ quindi questo il motivo per cui stavolta mi dilungherò, per aiutare chi, dopo di me, si metterà alla ricerca di questo posto.

Il Parco Nazionale della Una (che non è altro che un fiume, spettacolare a dir poco), sorge poco a sud di Bihac, una città del nord della Bosnia, nel cantone della Una-Sana. Infatti la Una bagna questa città, ma non è in città che dovete andarla a vedere.

La Una è un fiume famoso per la quantità di cascate e cascatelle che forma, aiutata dai suoi piccoli affluenti che in certe località creano davvero un sistema di cascate e rapide incredibile.

Ma partiamo dall’inizio: come ci si arriva? Troverete facilmente l’indicazione per arrivare fino a Bihac, è una città grandicella e popolosa. Da lì, si deve prendere la strada in direzione Sarajevo e uscire dal centro abitato. Dopo qualche km, sulla dx, c’è una deviazione per Lohovo, e lì si può fare conoscenza con il fiume presso il dvo slap (2 cascate) che sorge presso un piccolo ristorante tipico che offre anche stanze (non riscaldate) con vista diretta su questo piccolo parco incantevole; loro tengono anche vari animali, è quasi un micro zoo. In zona ci sono inoltre diverse scuole di rafting e kajak.
Noi volevamo dormire la, ma l’assenza del riscaldamento a novembre ci ha fatto desistere. Da qui, il mio primo consiglio: prendetevi una stanza/hotel/appartamento a Bihac, e partite sempre da lì; sono tutti molto cordiali, ma la mancanza di turismo di massa fa sì che non ci siano tutte queste offerte di alloggi e ristori, anzi, latitano.
Ovviamente il dvo slap è un microassaggio di quel che offrono i luoghi più a sud.
Dopo la sosta a Lohovo, tornate sulla strada principale e continuate il viaggio. La strada si inerpica tra belle vallate fino a giungere ad un incrocio che indica Orasac e Kulen Vakuf, e voi dovete svoltare di la. Già prima vedrete delle entrate al NP Una, ma quella che vi racconto io è più facile e veloce, specie se volete vedere il fiume senza camminare ore. Inoltre il guardiano dell’ingresso che abbiamo preso noi ci ha raccontato che entrando da altri accessi si rischia di distruggere la macchina, a meno che non sia una jeep.
Ma torniamo all’itinerario. La strada, più piccola, scende e arriva in una valle incantevole. A Orasac c’è un minimarket ben fornito, ma chissà quanto durerà; approvvigionatevi per la giornata a Bihac (secondo consiglio). Altri consigli: prelevate soldi a Bihac, fate il pieno di benzina a Bihac. Eh sì, perché poi non c’è quasi più nessun servizio. Rispettate i limiti, qualche pattuglia gira e se vi fermano sono dolori.
Comunque, arrivati a Orasac, svoltate dove vedete il cartello Strbacki Buk, questo:

Addentrandosi iniziano 9km di strada sterrata per arrivare alla meta; io li ho fatti con una normale Toyota Corolla, quindi è più che percorribile con quasi qualsiasi macchina. In fondo c’è la guardia del parco, pagate 6 KM (marchi convertibili) per entrare, e proseguite con l’auto. Il guardiano ci ha raccontato tante cose e, tra le altre, ha detto una cosa verissima: questo posto non ha nulla da invidiare a Plitvice! Certo, è più spartano, meno servito, però questo è pure un pregio.

Dentro non c’è un ristoro, chiuso da tempo per mancanza di clientela, ma ci sono le passerelle lungo il fiume e la grande cascata. Il 31 ottobre, in una bella giornata soleggiata, abbiamo incontrato 2 persone e STOP! Terminate le passerelle, il sentiero prosegue nel bosco, ma non saprei dirvi com’è. Posso farvi vedere cosa ho visto però:

Via da la si torna ovviamente a Orasac e si svolta a destra verso Kulen Vakuf, paese piuttosto grande e che, almeno ci sembrava, dei servizi li offra; tuttavia, ascoltando un custode del parco, forse è meglio soggiornare e mangiare a Bihac, specie se si hanno bambini piccoli appresso. Ma la meta è Martin Brod, non Kulen Vakuf, quindi proseguiamo. Lungo la strada ho visto anche una pompa di benzina, ma mi sembrava un tantino chiusa, quindi meglio non fidarsi.
La strada non è delle migliori, si fa anche un pezzo (di nuovo) sterrato, lungo il quale c’è anche una zona con panche e tavoli vicino al fiume.
Si giunge quindi a Martin Brod, dove le leggende si sprecano: una narra di Marta, una ragazza che per raggiungere il suo amato dall’altra parte del fiume, cadde in acqua e morì nella Una, dando così il nome al posto; l’altra riguarda la confluenza del Unac nella Una, luogo che, per le coppie che vi si incontrano, è propiziatorio per la fertilità ed il concepimento.
Come a Orasac, anche qui il turismo è arrivato di striscio: abbiamo incontrato 8 persone in tutto in più di 2 ore di visita.
Martin Brod è un posto molto particolare: tutte le case, o quasi, hanno la loro cascatella privata (in un certo senso) e in quest’acqua lavano i panni, grazie a quest’acqua macinano il granturco; insomma, grazie a quest’acqua, vivono.


Di cascate e cascatine quindi ce n’è tante,

ma una merita più delle altre, com’è giusto che sia:

In cima alla cascata pricipale, seguendo un sentierino scosceso, si può anche ammirare come facciano la farina di mais con i vecchi mulini ad acqua, e come sfruttino le cascate per lavare i panni senza utilizzare detersivi.

Da Martin Brod io son tornato indietro e, anzi, son tornato proprio in Croazia. Forse sarebbe stato bello fermarsi a parlare con la gente del posto (naturalmente se si conosce la loro lingua). Io ho la fortuna che mia moglie parla in croato e quindi in questi paesi viaggiamo senza problemi.

In conclusione, la visita è più che fattibile; io l’ho fatta con 2 bambini piccoli e pertanto direi che chiunque ce la può fare; certo, un po’ di spirito d’avventura ci vuole, si deve amare la natura ecc. ecc… però son posti che tornerei a vedere subito!

Se vi viene qualche dubbio nel progettare la visita in questo posto, fatemi pure tutte le domande che volete, se sarò in grado di rispondervi, lo farò più che volentieri.

Alla prossima

Il parco nazionale dei laghi di Plitvice, Croazia

Nel centro nord della Croazia, nell’entroterra, sorge il famosissimo parco nazionale dei laghi di Plitvice; posto incantevole in ogni stagione. Ci sono stato anni fa, senza reflex, in estate. Ci son tornato lo scorso autunno, a fine ottobre, per godermelo con meno gente e coi colori stagionali…e ho fatto bene.

Non vi do note turistiche o stradali, tanto è talmente facile trovarle che sarebbe una inutile ripetizione di quanto già a milioni hanno scritto.

Ma quindi, direte, potevi evitarci anche le foto! Beh, quelle no dai, almeno un minimo di reportage si fa 🙂

Le foto sono fatte in due giornate consecutive. Il primo giorno abbiamo fatto il percorso B, quello da 8 km con battello a spezzare la camminata. Avevo il piccolo Francesco nello zaino quasi tutto il giorno, non ho usato il treppiede, un po’ per scelta un po’ perché sapevo di non aver tempo, un po’ per evitarmi un peso in più, mi bastava il figlioletto da 10 kg abbondanti sulle spalle.
Il giorno seguente abbiamo fatto il percorso A, che è una parte del B, quindi più breve, e abbiamo recuperato la cascata grande, saltata il giorno precedente causa orda cinese in arrivo assieme a noi.

Io sono personalmente soddisfatto di quanto ho portato a casa, e qui mancano tutte le foto di famiglia ovviamente.

Buona visione

Il parco ambientale della Zgornja Idrijca – Idrija, Slovenia

A poco più di un’ora da Trieste, a metà strada tra il confine e la capitale slovena Lubiana, si trova la cittadina di Idrija. Questa località nasce lungo il fiume Idrijca, un affluente del più rinomato Isonzo. La Idrijca è stata fondamentale nello sviluppo urbano in quanto la città è nata attorno ad una miniera di mercurio che, per funzionare, abbisognava di molto calore. A tal fine, gli abitanti sfruttarono il legname dei generosi boschi circostanti e, prima di poterli trasportare via ruota, dovettero sfruttare la forza del fiume. La zona più adatta era quella lungo la piccola Belca, che si butta poi nella Idrijca. Lungo la Belca, nell’800, costruirono delle chiuse, chiamate, per la loro bellezza, piramidi slovene. Attualmente sono state ristrutturate minuziosamente per commemorare giustamente queste costruzioni.

Per raggiungere le chiuse (io ne ho visitate 2 ma una in particolare mi ha davvero ammaliato), poco prima di Idrija, si segue la direzione Bela. Per 7 km si costeggia la Idrijca nel bosco, e sono 7 km che meritano molte soste.

Prima di dettagliarle, vi rammento che tutte le foto sono cliccabili; anzi, vi consiglio di farlo perché questi paesaggi vanno goduti a tutto schermo

La prima immediatamente, al primo ponte, dove trova posto il Divje Jezero (Lago Selvaggio). Questo lago ha questo nome perché è alimentato dalle profonde grotte (esplorate solo in parte) sottostanti e quando piove tanto, ribolle selvaggiamente. Io l’ho visto in estate e quindi era calmo, ma ci tornerò per vederlo più selvaggio. D’estate e calmo merita sicuramente per i bei colori

Divje Jezero7

Divje Jezero6

Divje Jezero5

 

Divje Jezero4

Il lago alimenta il fiume più corto della Slovenia, la Jezernica, di appena 55 metri; infatti dopo questo breve percorso le sue acque si buttano nella Idrijca.

Tra Divje Jesero e Jezernica

Jezernica

Dopo la sosta obbligata a questo fantastico lago, ho fatto diverse soste lungo il corso del fiume. Una moderna chiusa prima, delle rapide con ponticelli in legno poi.

Chiusa sulla Idrijca

Idrijca3

Idrijca2

Arrivato alla confluenza con la Belca, parte il sentiero sterrato lungo il quale si trovano le chiuse. Eccovi la Chiusa Di Brus.

Chiusa di Brus1

Chiusa di Brus5

Chiusa di Brus6

Chiusa di Brus8

Chiusa di Brus4

Chiusa-di-Brus7-copia

Chiusa di Brus2

Chiusa di Brus

Ritornando, prima mi sono imbattuto in questa roccia

Roccia che ride

e poi ho fatto una sosta un po’ casuale grazie alla quale mi sono imbattuto in questa cascatella

Cascatella

Infine ho fatto un’ultima sosta alle rapide che tanto mi erano piaciute e, visto che minacciava di piovere, ho concluso li la mia gita.

Ponte sull'Idrija

Idrijca4

Non ho nemmeno visitato la città, certo di tornare nuovamente in questo fantastico luogo.

A presto.

Cascata del Savica

Solitamente propongo articoli ricchi di fotografie e stringati nel testo. Oggi farò il contrario. Vi descriverò un luogo, vi dirò come andarci, vi darò cenni e quant’altro. Al termine delle mie parole ci sarà la foto, una sola foto.

Innanzitutto, come la si raggiunge:
la cascata del Savica (Slap Savica) si trova in Slovenia. Per giungervi si va in autostrada fino a Bled (da Lubiana direzione Kranj/Villach). Una volta giunti a Bled, si prosegue verso Bohinjska Bistrica e, passata la cittadina, si prosegue in direzione Bohinjsko Jezero (Lago di Bohinj), un lago alpino a 525m slm. Si giunge alla località di Ribcev Laz (bellissima peraltro) e si prosegue sul lato sud fino a Ukanc. Da li parte la passeggiata, o meglio, la scalinata che conduce alla cascata del Savica (seguire le indicazioni per Slap Slavica).

La cascata ha una forma ad A in quanto è formata da due salti, il grande da 78 metri e il piccolo da 25. Essa si origina dal Crno Jezero e a sua volta da origine alla Sava Bohinjka, uno dei bracci del fiume Sava, grosso affluente del Danubio.
Questo salto acquatico fa parte del parco nazionale del Triglav (Tricorno), un grande parco nazionale la cui vetta del Tricorno, il monte più alto della Slovenia, è uno dei principali simboli del piccolo paese slavo, peraltro riportato sulla sua bandiera.

Ora vi faccio vedere cosa potrete ammirare se vi recate in questo fantastico luogo

La foto è cliccabile

Cascata Savica