Ciao a tutti.
La mostra “Schegge d’Istria” si è conclusa una decina di giorni fa; ma, oltre al vivo ricordo di una serata davvero speciale, o il ricordo di apprezzamenti ricevuti che fanno arrossire e lusingano molto, alcune cose le devo e le voglio scrivere qui e condividerle con voi. Inizio da qualche breve passaggio del discorso dell’amico Fabrizio Ortolani, che non finirò mai di ringraziare per le belle parole che ha speso in quell’occasione; come gli dissi in diretta, ero quasi imbarazzato, nel senso buono ovviamente, in certi suoi passaggi.
“Marco dell’Istria conosce tanto. È una terra che ama, che ha girato in lungo e in largo e che ha studiato a fondo. Questa mostra è solo l’inizio di un grande progetto per raccontare l’Istria, e dietro a questo progetto c’è tantissimo lavoro e tantissima passione. Sono ormai due anni che Marco vi si dedica, ha visitato più di 40 paesini … Il sogno è di poter, un giorno, pubblicare un libro.”
“Le foto di Marco ci parlano, se mi passate questa sinestesia tra immagine e suono e quello che ci raccontano è un invito alla scoperta. Le foto non ci rivelano tutto subito, ci chiamano a far un passo immaginario dentro lo scatto.”
“La scelta di immortalare rovine, luoghi abbandonati seppur ancora di grande fascino, ti fa chiedere cosa c’era prima, ti stimola ad immaginare come doveva essere la bellezza originaria.”
“La scelta del titolo “Schegge d’Istria” è calzante. Queste foto sono schegge, un qualcosa di piccolo che ci rimane dentro, senza provocarci dolore ma instillandoci curiosità e voglia di scoprire.”
“Si dice che un fotografo è bravo se riesce a raccontare la sua storia, e io credo che in questo Marco abbia centrato perfettamente l’obiettivo.”
E devo dire che rileggere queste frasi mi fa davvero effetto. Come ha osservato mio fratello, Fabrizio è stato più che bravo: ha preparato un bel discorso e l’ha sviluppato attirando l’attenzione sulle fotografie appese e su di me, senza voler quindi esserne lui il protagonista. Anche in questo, dunque, si è rivelato un azzeccato narratore. Quindi ancora un grazie te lo meriti, amico mio.
Vi riporterei passaggi di scritte trovate sul libro degli ospiti, ma forse qui sarebbe inadatto il luogo e magari chi ha scritto quelle righe si troverebbe in imbarazzo; mentre ciò che di sicuro merita menzione è l’articolo apparso su “L’Arena di Pola”, il giornale dell’Associazione del “Libero Comune di Pola in esilio”. Mi è dispiaciuto molto non esser riuscito a parlare col loro direttore Paolo Radivo che immagino quanto me volesse scambiare quattro chiacchiere. Tuttavia un suo articolo ne è uscito, e qui ve lo riporto. Ha pure aggiunto una foto, correttamente richiesta al sottoscritto, fra le 3 che l’avevano colpito maggiormente. E la foto, ovviamente, chiude questo articolo.
Schegge d’Istria
E’ stata visitabile dal 15 dicembre al 7 gennaio nella sala del Circolo Aziendale “Generali” di Piazza Duca degli Abruzzi 1 a Trieste la mostra fotografica di Marco Olivo dal titolo Schegge d’Istria. Il pubblico ha potuto ammirare le riproduzioni di 36 delle circa 1.000 immagini a colori scattate da questo 34enne dipendente delle Assicurazioni Generali che abbina la passione per la fotografia con la ricerca delle proprie radici familiari. Quella esposta era solo una summa di un suo più vasto progetto di ricerca teso ad immortalare angoli, scorci e paesaggi suggestivi della penisola. Le località contemplate nella mostra erano 26. Di queste, 18 si trovano oggi in Croazia: Abbazia, Canale di Leme, Cittanova, Colmo, Cottole, Dignano, Fasana, Fianona, Grisignana, Montona, Moschiena, Piemonte, Pola, Portole, Rovigno, Rozzo, San Lorenzo del Pasenatico e Vermo. 6 si trovano Slovenia: Capodistria, Cristoglie, Pirano, Saline di Sicciole, San Sergio e San Servolo. Solo una infine si trova in Italia: Muggia.
All’inaugurazione Fabrizio Ortolani ha rilevato come quasi tutte le immagini siano state riprese con il grandangolo, che consente una più ampia messa a fuoco, e abbiano avuto una postproduzione non invasiva. «Queste foto – ha aggiunto – ci parlano al cuore, ci attivano l’attenzione su un dettaglio e ci invitano alla scoperta dell’Istria. In esse la presenza umana è molto rara, come se l’Uomo ci ritornasse in punta di piedi dopo gli anni della rovina e del degrado». «Spesso – ha aggiunto Olivo – visitiamo posti lontani e dimentichiamo ciò che di bello abbiamo vicino. Questa mostra esorta a riscoprire le nostre origini, che per almeno metà di noi sono istriane».
Paolo Radivo
Quanto alle mie impressioni, credo che l’esperienza forse più bella della mia avventura fotografica sia stata proprio questa esposizione; e questo per quanto diceva Fabrizio: amo l’Istria, e poterla esporre in un luogo importante è stata davvero una grande soddisfazione; e non crediate che mi fermi qui! L’Istria da me scattata finirà inevitabilmente anche in altri lidi e in altre esposizioni. Quindi, se non avete avuto modo di passare al CRAL delle Generali, spero vi farete vivi in futuro.
Ed ora chiudo con la foto promessa, foto che avete già visto e rivisto, ma che io ogni volta che vedo, osservo con piacere! Mi piace davvero molto questo scatto.